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Una psicologa ha detto che l'importante č che la bimba vada col padre,anche se piange o soffre. |
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Gentile dottoressa,sono separata da maggio 2007,affido condiviso di una bimba
che oggi ha 4anni.sia io che il padre lavoriamo in una struttura pubblica come
turnisti.abbiamo firmato una consensuale stabilendo che la bimba rimanga
domiciliata con me nella casa di mia esclusiva proprieta.lui,figlio unico,torna
a vivere con i genitori benestanti e proprietari di 4 immobili,che tutt'ora
gestiscono un' attivita in proprio e che .vivono dall'altra parte della
citta.lui dopo un anno,mal consigliato da altri padri separati,suoi amici,cambia
legale e decide di presentare ricorso,richiedendo una modifica delle condizioni
di visita,al solo scopo di ottenere la revoca dell'assegno di mantenimento per
la bimba a suo carico e ne chiede uno a mio carico di pari importo.
Percepiamo
lo stesso stipendio,anche se io pago il mutuo per la mia abitazione.la motivazione a suo
dire sarebbe che io non mi sono attenuta al verbale,impedendogli di vedere la
bimba nei tempi stabiliti.accusa smentita dal mio avvocato,grazie ai certificati
medici del pediatra per i gg in cui la bimba era malata,che mi ero premurata di
conservare.lui nel ricorso chiede che la bimba passi con lui tutto il tempo in
cui non lavora e le permetterebbe di vedermi solo quando lui è al lavoro.18
mezze giornate al mese.tutti i gg o quasi sarebbe spostata da una casa
all'altra,non potrbbe piu andare all'asilo che frequenta volenieri,xche essendo
lontano da casa sua,lui si è sempre rifiutato di portarcela.Quest'uomo purtroppo
è affetto da una grave malattia neurologica progressiva,come ha lui stesso
documentato nel suo primo ricorso,sperando che x questo motivo il giudice gli
avrebbe ridotto l'assegno di 100 euro,dato che la sua malattia gli impedisce di
effettuare lavoro straordinario,a differenza di me..quando si e reso conto che
il Giudice era orientato nel sostituire le visite regolamentate in base ai ns
turni di lavoro con fine settimana alternati e un incontro infrasettimanale
padre figlia come avevo perartro richiesto io,presenta una richiesta di ctu per
valutare le capacita genitoriali e richiede un regime di visita che tenga conto
sole delle sue esigenze lavorative e non delle mie.il giudice tutt'ora si è riservato.mia figlia va
malvolentieri dal padre e dai nonni paterni,xche mi hanno sempre criticato con
la bimba,hanno tentato di farle credere che io non le volevo bene,ottenendo xo
l'effetto contrario.il ns rapporto è solido e
sereno,mentre con loro ci va ma malvolentieri,perche non esiste una legge che
tuteli un bimbo piccolo,che non vuole stare con uno dei genitori o parenti.mi
sono sentita dire da una psicologa che si occupa di mediazione familiare che
l'importante è che la bimba vada col padre,anche se piange o soffre quando e
con lui,perche solo in caso di abusi,tossicodipendenza o altre gravi motivazioni
un figlio non è obbligato a stare col genitore,anche se questa permanenza è
fonte di disagio.io le chiedo si secondo lei
ci sono i presupposti perche il giudice accolga la sua richiesta di ctu e se
questa venisse accolta lui riuscirabbe a soddisfare le sue aspettative ,cordiali
saluti XXxxxx XXX
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Cara Xxxxxx è vero che solo gravi motivazioni, giustamente , possono impedire
che il padre continui a vedere regolarmente la figlia,ma è altrettanto vero che
tra le gravi motivazioni è necessario tener conto del disagio della bambina;
tutto sta a dimostrare quanto sia grande questo disagio ,e quali siano le reali
cause sottostanti. Sicuramente è importante rimuovere i fattori che ostacolano
un sereno rapporto tra padre e figlia, indispensabile per la crescita
equilibrata di sua figlia.Alla luce di tutto cio' le cosiglio prima di tutto di
parlare con il padre da sola a cuore aperto, cercando di fargli capire che ciò
che lei desidera è solo il bene di vostra figlia., interpellando poi, se
necessario, anche uno psicologo di vostra fiducia, che possa parlare con la
bambina. Se.non riuscisse ad evitare una nuova Ctu, confiderei nella bravura e
saggezza di quest'ultimo, ad indagare bene l'ambiente familiare.Mi auguro che il
CTU dopo aver attentamente ascoltato la bambina possa indicare un giusto
dispositivo,(da rivedere successivamnte) che possa gradualmnte spianare la
strada ed aiutarvi a trovare un accordo. Certo sarebbe meglio per tutti evitare
questa seconda soluzione. Ma se nel conflitto la propria ragione scompare
diventa per forza necessario ricorrere alla ragione di un Ctu neutrale e non
coinvolto. Non si scoraggi, ma soprattutto per il bene di sua figlia a cui lei
sicuramente tiene molto, cerchi di trovare una soluzione pacifica.Le guerre
hanno portato solo distruzione da ambo le parti. Mi faccia sapere Cordialmente
Giovanna Lo Sapio
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