Confronti e riflessioni sull’evoluzione dei regimi di affidamento della prole
Altalex.com - di Marina Florio - A distanza di 3 anni dall’entrata in vigore della Legge 8 febbraio 2006, n. 54 l’istituto dell’affidamento condiviso, seppur introdotto come una rivoluzione dall’impatto dirompente, sembra ormai acquisito nel comune sentire come una conquista ormai consolidata, una realtà indiscussa, un dato di fatto.
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La tutela previdenziale del coniuge superstite in caso di divorzio è disciplinata dall’art. 9 l.898/70, e successive modifiche.
Dal sito vivicorato.it Tale norma subordina il diritto del divorziato ad ottenere la pensione di reversibilità alla sussistenza di tassativi presupposti:
1) il rapporto di lavoro da cui trae origine il diritto alla pensione, deve essere sorto prima della sentenza di scioglimento del matrimonio;
2) il coniuge divorziato non deve essere passato a nuove nozze;
3) il coniuge divorziato deve essere titolare dell’assegno cosi come disciplinato dall’art. 5.
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La casa coniugale diventa uno dei punti più aspri del conflitto tra i due coniugi.
La casa è il simbolo stesso del matrimonio; il luogo dove due persone condividono un tratto (si spera lungo) della loro vita. Ma, ahimè, questo percorso insieme, sempre più spesso, non è più tanto lungo, o quanto meno non dura per sempre, come è negli intendimenti iniziali. Ed ecco che la casa coniugale diventa uno dei punti più aspri del conflitto tra i due coniugi. Dal sito vivicorato
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L'opposizione della madre, che per prima ha riconosciuto il figlio, all'attribuzione a quest'ultimo anche del cognome paterno, deriva dalla volontà di eliminare l'esperienza negativa vissuta con quel partner.
"Quando la filiazione naturale nei confronti del padre sia stata accertata o riconosciuta successivamente al riconoscimento da parte della madre, al fine di decidere se attribuire al figlio il cognome del padre, aggiungendolo o sostituendolo a quello della madre, il giudice, prescindendo da qualsiasi meccanismo di automatica attribuzione del cognome, deve valutare l'esclusivo interesse del minore, tenendo conto che è in gioco, oltre all'appartenenza del minore ad una determinata famiglia, il suo diritto all'identità personale, maturata nell'ambiente in cui è vissuto fino a quel momento. Dal sito del corriere della sera.it
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L'adottabilità deve essere l'ultimo rimedio
"In tema di dichiarazione dello stato di adottabilità, nelle situazioni di difficoltà e di emarginazione della famiglia di origine, il recupero di questa, considerata come ambiente naturale, è il mezzo preferenziale per garantire la crescita equilibrata del bambino, e impegna le strutture sociali in misure di sostegno, talora anche di particolare intensità, a favore del minore stesso e dei genitori, affinchè, attraverso gli opportuni strumenti di aiuto, nel contesto d'origine possano realizzarsi i compiti di allevamento, di educazione e cura del minore." (Corte di Cassazione- Sezione I civile - sentenza 19-28 giugno 2006, n. 15011)
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